Quando la produttività è una questione di luce

Quando la produttività è una questione di luce

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Stanchezza, mal di testa e affaticamento della vista sono solo alcune delle conseguenze di un’illuminazione inadeguata degli ambienti di lavoro.

Quanto conta una buona illuminazione in ufficio?

Il design degli spazi lavorativi è uno degli strumenti più importanti per creare ambienti di lavoro che favoriscano la concentrazione e stimolino la produttività: dalla scelta dei locali, all’acustica, passando per la selezione degli arredi e persino delle piante, tutti gli elementi che compongono lo spazio di lavoro finiscono per influire sul benessere e sul rendimento dei dipendenti. Tuttavia, uno dei principali fattori che contribuiscono a creare un clima lavorativo produttivo è sfortunatamente anche uno dei più trascurati. Parliamo dell’illuminazione degli ambienti e di come la posizione, la quantità e la qualità dei punti luce presenti negli spazi di lavoro possa influire sul rendimento e sulla salute dei dipendenti.

Uno studio condotto dalla American Society of Interior Designers ha scoperto che quasi il 70% degli impiegati d’ufficio sperimenta regolarmente disagi associati alla cattiva illuminazione della propria postazione di lavoro. L’importanza dell’illuminazione per chi lavora in ufficio è stata evidenziata anche da un recente sondaggio dell’agenzia di consulenza statunitense Future Workplace: fra i criteri di valutazione dell’ambiente di lavoro gli impiegati intervistati hanno messo la qualità dell’illuminazione al primo posto e la presenza di adeguate fonti di luce si è dimostrata più importante persino di benefit come la disponibilità di una mensa, di una palestra e di un asilo per i figli dei dipendenti.

 

Le conseguenze di un’illuminazione inadeguata

Scoprire che l’illuminazione degli ambienti ricopre un ruolo così fondamentale per gli impiegati non deve sorprendere: la qualità e quantità della luce alla quale si è esposti si riflette direttamente sulla propria salute e sul proprio benessere. Ad esempio, l’uso di corpi illuminanti ad alta intensità posizionati direttamente sopra la postazione di lavoro è stato identificato come uno dei possibili fattori scatenanti di mal di testa ed emicranie, problematiche che oltre a influire negativamente sul benessere fisico rischiano anche di azzerare il rendimento lavorativo, specialmente se si tratta di episodi ricorrenti.

Le conseguenze di una cattiva illuminazione degli ambienti non si limitano poi al solo tempo trascorso in ufficio, poiché l’esposizione a inadeguate quantità e qualità di luce possono anche causare disturbi del sonno cronici come l’insonnia. L’andamento del nostro ritmo circadiano, ovvero l’orologio interno responsabile dei cicli sonno/veglia nonché dell’andamento dell’attività celebrale e delle secrezioni ormonali, dipende infatti in larga misura dall’esposizione alla luce naturale. Quando passiamo la maggior parte della giornata in ufficio sotto luci artificiali il  ritmo circadiano viene alterato e questo si ripercuote sulla qualità del riposo notturno. La mancanza di un adeguato riposo ha a sua volta conseguenze disastrose per la produttività, poiché incide negativamente sia sulla concentrazione che sui livelli di attenzione, rendendo più inclini a commettere errori e a cadere vittime delle distrazioni.

E in tema di affaticamento, quello dovuto alla mancanza di riposo causata da un ritmo circadiano compromesso non è l’unica conseguenza di un’inadeguata illuminazione: la luce gioca infatti un ruolo fondamentale nell’affaticamento visivo e nei disturbi della vista. Lavorare in condizioni di luce non ottimali causa infatti disturbi visivi che vanno dalla secchezza oculare alla lacrimazione eccessiva e che possono sfociare in problematiche anche gravi.

 

La luce migliore? Quella naturale

A giocare un ruolo di primo piano per il benessere e la produttività dei dipendenti non è tuttavia soltanto la presenza di fonti di luce artificiale adeguate, ma soprattutto l’esposizione alla luce naturale. Secondo una ricerca condotta presso la Cornell University, negli ambienti di lavoro pensati per ottimizzare l’esposizione alla luce naturale dei dipendenti si osserva una diminuzione dell’incidenza di affaticamento visivo (-51%), degli episodi di stanchezza (-53%) e di mal di testa (-63%).

Gli impiegati sono ben consapevoli del ruolo giocato dalla luce naturale: nel già citato sondaggio condotto da Future Workplace la disponibilità di fonti di luce naturale come finestre o vetrate è stato indicato dagli impiegati come il fattore che più influisce sull’umore e sul benessere in ufficio (78%), nonché sulla soddisfazione (73%) e sulla performance lavorativa (70%). Oltre un terzo degli intervistati ha lamentato la scarsità o l’assenza di luce naturale nel proprio spazio di lavoro. Considerato che l’impiegato medio trascorre alla scrivania quasi 6 ore al giorno, principalmente davanti a un computer, la luce naturale serve anche a bilanciare l’eccessiva esposizione alla luce blu degli schermi LED di computer, smartphone e tablet. Il 73% degli intervistati da Future Workplace ha dichiarato infatti che maggiore è il tempo passato davanti a uno schermo, maggiore è il desiderio di concedersi una ‘pausa visiva’ per godere dei benefici della luce naturale.