Intelligenza emotiva: la più importante delle soft skill
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I progressi nel campo delle intelligenze artificiali (IA), del machine learning e dell’automazione rendono sempre più centrale l’elemento umano.
La competenza più richiesta nell’era delle IA
L’intelligenza emotiva, cioè la capacità di identificare e gestire le nostre emozioni e quelle delle persone che ci circondano, è destinata ad assumere un ruolo di primo piano in un mondo che si serve in maniera sempre più massiccia degli strumenti digitali. A rivelarlo sono i risultati di un’indagine condotta da Capgemini, azienda specializzata in consulenza e soluzioni digitali, che mostrano come il 74% dei manager e degli imprenditori ritenga l’intelligenza emotiva uno dei fattori chiave per il successo. La maggioranza di essi prevede infatti che l’importanza dell’intelligenza emotiva nel mondo del lavoro crescerà drasticamente nell’arco dei prossimi tre anni, proprio come conseguenza del diffondersi di tecnologie come le IA. Nonostante le intelligenze artificiali e i processi di automazione si siano dimostrati in grado di conquistare ambiti che fino a poco tempo fa si pensava fossero appannaggio esclusivo degli esseri umani, come la medicina diagnostica o la disamina di casistiche legali, l’intelligenza emotiva resta ancora una delle competenze più difficili da replicare nei sistemi informatici. È proprio per questo che a dispetto della disponibilità di strumenti in grado di gestire efficacemente e rapidamente enormi quantità di dati, la capacità di interfacciarsi con l’elemento umano dell’equazione business diventerà sempre più preziosa.
Si tratta di una trasformazione già in atto in settori come l’assistenza legale, dove l’espandersi delle capacità delle intelligenze artificiali ha reso le competenze relazionali degli avvocati il parametro decisivo per conquistare la fiducia dei clienti, come dimostrato dai risultati di un sondaggio di Jomati Consultants. Allo stesso modo, nell’ambito della medicina, la superiore capacità diagnostica delle IA non ha fatto che rendere ancora più rilevante il lato umano della professione medica e il rapporto interpersonale fra medico e paziente.
Saper gestire le emozioni aumenta produttività e motivazione
L’intelligenza emotiva non è soltanto un modo per rimanere rilevanti nella competizione con le intelligenze artificiali, ma è anche uno strumento in grado di offrire benefici concreti sia dal punto di vista personale che lavorativo. Il livello di intelligenza emotiva è infatti direttamente collegato al benessere personale: chi possiede buone competenze emotive risulta essere fino al 54% più motivato rispetto alla media e mostra anche una maggiore apertura alle novità che gli consente di gestire meglio i cambiamenti e le difficoltà. L’intelligenza emotiva è anche legata alla tendenza a procrastinare: come evidenziato in un precedente articolo, numerosi studi hanno dimostrato che la competenza emotiva riduce significativamente la procrastinazione sul lavoro, perché aiuta a riconoscere e attenuare l’impatto delle emozioni negative che ci portano a posticipare incarichi e impegni.
Tuttavia, i benefici più evidenti riguardano la produttività e l’efficienza: le aziende che investono in formazione dedicata allo sviluppo dell’intelligenza emotiva sperimentano un aumento della produttività fino al 63%, che si traduce in un incremento dei profitti che può arrivare al 60%. Alti livelli di intelligenza emotiva permettono infatti di organizzare meglio il flusso di lavoro e di comunicare più efficacemente con gli altri. Uno studio condotto dalla casa automobilistica Ford ha addirittura evidenziato come l’ascolto, la comprensione e la capacità di motivare i colleghi possano incidere fino al 31% sull’efficacia lavorativa. Nel contesto del rapporto con clienti, poi, l’intelligenza emotiva è un requisito insostituibile: persino nell’ambito dell’informatica e dell’IT la gestione dei clienti richiede più intelligenza emotiva che conoscenze tecniche e il valore del professionista umano sta proprio nella sua capacità di dialogare con i consumatori e instaurare con loro un rapporto di fiducia.
Coltivare l’intelligenza emotiva
Secondo Chade-Meng Tan, fondatore del Search Inside Yourself Institute, esistono alcune aree specifiche nelle quali esercitarsi per raggiungere un maggior grado di intelligenza emotiva. Nel suo libro Search Inside Yourself Meng consiglia prima di tutto di allenare l’auto-consapevolezza, ovvero la capacità di comprendere il nostro stato emotivo e le nostre motivazioni, tramite l’osservazione dei propri pensieri e delle proprie reazioni agli eventi quotidiani. Man mano che si acquisisce maggiore consapevolezza sul proprio stato interiore, diventa anche più facile esercitare autocontrollo sui propri impulsi: uno dei metodi più efficaci è quello di praticare la cosiddetta mindfulness meditation, che aiuta a coltivare la capacità di prestare attenzione ai moti interiori. Un buon livello di autocontrollo è poi determinante per la motivazione, cioè la capacità di mantenere le proprie azioni allineate ai propri obiettivi.
Per quanto riguarda gli aspetti che interessano direttamente il rapporto con gli altri, la prima qualità da coltivare per Meng è l’empatia, la consapevolezza dei sentimenti e dei bisogni altrui. Come fare? Semplicemente dedicando qualche minuto ogni giorno a metterci nei panni degli altri per cercare di capire come si sentono e cosa provano. Coltivare questi quattro aspetti, secondo Meng, aiuta a sviluppare le nostre competenze sociali e rende più facile comunicare con gli altri: le persone più brave nel gestire i rapporti interpersonali sono infatti proprio quelle che riescono a comprendere e controllare le emozioni, proprie e altrui, relazionandosi al prossimo con empatia e consapevolezza.