Giovane, innovativa e sostenibile: così è l’imprenditoria femminile in Italia

Giovane, innovativa e sostenibile: così è l’imprenditoria femminile in Italia

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La nuova generazione di imprenditrici italiane riesce a coniugare la tendenza all’innovazione con una profonda consapevolezza ambientale.

Nonostante i molti ostacoli di ordine strutturale e culturale che limitano le opportunità delle donne che scelgono di fare impresa, l’imprenditoria femminile è uno dei settori dell’economia italiana in cui si registra la maggior crescita. Un fenomeno che spinge a domandarsi quali siano le caratteristiche che rendono le imprenditrici del nostro paese capaci di raggiungere il successo nonostante condizioni di partenza decisamente sfavorevoli.

 

Fra le donne si registra il maggior tasso di imprenditorialità giovanile

L’edizione più recente del rapporto sull’imprenditoria femminile di Unioncamere sottolinea come l’età imprenditoriale sia generalmente più bassa fra le donne: la percentuale di imprese femminili guidate da under 35 è infatti del 4% più alta rispetto alla media maschile.

I settori in cui si registra una maggiore presenza di giovani imprenditrici sono quelli del commercio, del turismo, dell’agricoltura e dei servizi alla persona, che sono anche gli ambiti nei quali opera la maggior parte delle imprese femminili (70%). Tuttavia, anche nel settore delle start up , in cui la presenza femminile è storicamente minore di quella maschile, il numero di giovani imprenditrici è in significativo aumento. Le donne fondatrici di start up rappresentano al momento solo il 13,3% del totale di quelle iscritte al registro delle giovani imprese innovative, ma se si considerano soltanto le start up guidate da giovani sotto i 35 anni la percentuale femminile supera il 16%.

Le donne sono più capaci di innovare e valorizzare il territorio

L’analisi di Unioncamere riconduce la massiccia presenza di giovani imprenditrici che si registra in ambiti come il turismo, i servizi finanziari e quelli alla persona, alla spiccata creatività e alla capacità di «sperimentare sistemi di offerta alternativi» che caratterizzano le imprese femminili. In altre parole, le donne che fanno impresa in Italia sono maggiormente capaci di innovare rispetto ai colleghi di sesso maschile: una capacità che, secondo l’analisi di Confcommercio, si esprime principalmente in termini di diversificazione «del core di prodotto delle imprese», anziché in termini di approccio al marketing o nell’ambito dei processi produttivi.

Le imprenditrici italiane riescono contemporaneamente anche a mantenere un saldo legame con il territorio e con le tradizioni locali: sempre secondo i dati di Confcommercio, più del 40% delle imprese guidate da donne propone servizi e prodotti legati al territorio di provenienza, soprattutto nei settori dell’agricoltura, del turismo e dell’artigianato made in Italy. È forse proprio questo saper coniugare tradizione e innovazione, senza perdere il legame con il territorio, a rendere l’imprenditoria femminile protagonista della ripresa nel settore turistico: dal 2015 a oggi le imprese femminili che operano nel turismo hanno registrato una crescita di quasi il 5%, contro una media di settore che supera appena il 4%. La crescita maggiore si registra nelle regioni del Mezzogiorno, che ospitano anche la maggiore concentrazione di imprese turistiche guidate da donne, pari a più di 40.000 attività.

 

Le imprese femminili sono più attente all’ambiente

La cultura della sostenibilità e del rispetto per le risorse naturali si sta diffondendo in tutti i settori dell’economia e i dati del rapporto GreenItaly 2017 dimostrano come quello della green economy sia uno dei settori produttivi più promettenti. Secondo i dati Unioncamere, le imprese guidate da donne (così come le imprese ad alta partecipazione femminile) sono generalmente più attente al tema della sostenibilità e più pronte a investire in iniziative che garantiscano un maggiore risparmio energetico e una riduzione delle emissioni inquinanti. La maggiore attenzione alla sostenibilità da parte delle imprenditrici è evidente soprattutto se si considera il settore del terziario: nel periodo compreso fra il 2010 e il 2017 le aziende guidate da donne che hanno investito in prodotti e tecnologie green sono state più del 30%, contro il solo 24,3% delle imprese maschili.

Il modello imprenditoriale femminile: autonomia e cooperazione

Come sottolineato nel 2° Rapporto Nazionale sull’Imprenditoria Femminile realizzato da Unioncamere, a differenziare le imprese femminili è un nuovo modello di imprenditorialità che ruota attorno a due aspetti principali. Il primo è quello dell’autonomia: il rapporto spiega infatti che le imprenditrici italiane si sforzano di rendere la propria attività il più possibile autonoma finanziariamente, anche se spesso non riescono a renderla anche autonoma rispetto agli impegni quotidiani e familiari. Il secondo aspetto è quello delle relazioni: le imprenditrici tendono a instaurare una fitta rete di relazioni con altre imprese del territorio, con una spiccata preferenza per quelle condotte da altre donne, con le quali danno poi vita a progetti e iniziative di interesse comune. L’attenzione alle relazioni si estende anche alla pubblica amministrazione, come dimostrato anche dall’ampia partecipazione femminile alle attività promosse dalle Camere di Commercio, soprattutto quando le iniziative sono rivolte a stimolare l’innovazione in azienda.