GDPR: un’occasione per migliorare il rapporto con i clienti
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L’entrata in vigore della normativa europea sulla protezione dei dati costringe le aziende a ripensare le modalità con le quali si rapportano ai propri clienti e apre la strada a un nuovo modo di fare marketing.
A partire dal 25 maggio 2018 le aziende che operano nel mercato europeo dovranno ottenere il consenso degli utenti per raccogliere e utilizzare dati personali come nome, indirizzo email o indirizzo IP. Questo significa anche che non sarà più permesso inviare comunicazioni pubblicitarie di massa, comprese le newsletter, senza prima aver ottenuto l’esplicita autorizzazione degli utenti a essere contattati a fini promozionali. Così il GDPR segna, in un certo senso, la fine dell’epoca del marketing selvaggio, ma offre anche l’opportunità di instaurare e consolidare un diverso tipo di rapporto con il cliente: un rapporto basato sulla fiducia, la trasparenza e la qualità.
Riconquistare la fiducia dei consumatori
Il GDPR risponde all’esigenza espressa dai cittadini europei di veder maggiormente tutelati i propri dati personali e la propria privacy. Un’esigenza che nasce in parte dalla perdita di fiducia dei consumatori nei confronti delle aziende, colpevoli di aver messo in atto in passato strategie promozionali selvagge e predatorie, e in parte dalla convinzione che le aziende non facciano abbastanza per tutelare la sicurezza dei dati raccolti, come testimoniato dai numerosi data breach degli ultimi anni.
Il 64% degli italiani si è dichiarato incline al boicottaggio delle aziende che non investono nella protezione dei dati dei consumatori. Questo significa che le aziende che si dimostreranno attente alle esigenze degli utenti, ad esempio documentando la propria conformità al GDPR, si guadagneranno la fiducia dei clienti e avranno l’opportunità di distinguersi rispetto alla concorrenza.
Attirare nuovi clienti
Un sondaggio di TRUSTe ha evidenziato che l’89% degli intervistati evita le compagnie che non tutelano adeguatamente la privacy degli utenti: in altre parole, esiste una significativa fetta di pubblico che si rivolge solo ad aziende che si mostrano attente alle esigenze dei consumatori in materia di dati personali.
L’entrata in vigore del GDPR rappresenta, da questo punto di vista, un’ottima occasione per avvicinarsi ai consumatori più diffidenti e guadagnarsi la loro fiducia: anziché limitarsi ad adeguarsi alle nuove normative, la strategia vincente è mostrarsi pro-attivamente coinvolti nella tutela dei diritti degli utenti, presentandosi agli occhi dei consumatori come un’azienda che mette il cliente al primo posto e che investe nella tutela di ciò che è importante per il proprio pubblico.
Ottenere il consenso al trattamento dei dati
I dati personali dei clienti rappresentano un’importantissima risorsa per le aziende, sia per l’elaborazione di nuovi prodotti o servizi che per la promozione di quelli già esistenti. Se fino a oggi gran parte dei cittadini europei non aveva consapevolezza del valore dei propri dati, adesso le cose stanno cambiando: l’80% dei consumatori è conscio del valore delle informazioni che fornisce e il 67% ritiene ingiusto che le aziende siano le uniche a beneficiare di questo scambio di informazioni.
Forti dei nuovi diritti istituiti dal GDPR, sempre più consumatori saranno perciò inclini a concedere l’uso dei dati personali solo in cambio di un adeguato controvalore in prodotti o servizi e solo le aziende che sapranno offrire un valore aggiunto in cambio del consenso all’uso dei dati a fini promozionali saranno in grado di continuare ad attingere all’enorme risorsa rappresentata dalle informazioni fornite dai propri clienti.
Rispettare la volontà degli utenti
Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, un cliente che nega il consenso al trattamento dei propri dati è un cliente non recettivo alle comunicazioni pubblicitarie. Tuttavia, capita fin troppo spesso che le aziende impieghino metodi al limite della legalità per ottenere il consenso, ad esempio rendendo difficile o impossibile l’utilizzo di servizi e prodotti a chi non è disposto a fornire le proprie informazioni personali o il proprio consenso al loro uso a fini promozionali.
Secondo i risultati del sondaggio condotto da RSA, in questi casi il 64% degli italiani usa dati fittizi per difendersi dalle richieste di informazioni ritenute troppe invadenti, minando l’efficacia delle strategie di marketing basate sull’analisi dei dati degli utenti. La soluzione? Dirigere i propri sforzi verso gli utenti che si mostrano interessati a instaurare un dialogo con l’azienda e rispettare la volontà degli utenti che invece non desiderano ricevere comunicazioni pubblicitarie.