Una nuova generazione di freelance?
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Fra i lavoratori autonomi italiani aumentano gli slash worker, i professionisti che si destreggiano fra ruoli diversi all’insegna della massima flessibilità e autonomia.
Sempre più slash workers fra i freelance
La recente fotografia scattata da ACTA, l’Associazione italiana dei freelance, rivela che l’80% dei freelance italiani rientra ormai nella categoria degli slash worker, ovvero di coloro che svolgono più di un’attività professionale contemporaneamente. Il termine deriva dal simbolo della barra obliqua “/” (in inglese slash) usato per separare i diversi ruoli e creare nuove etichette come web-designer/grafico o traduttore/copywriter. I dati, raccolti da ACTA all’interno del progetto europeo I-WIRE per la rappresentanza e la tutela dei lavoratori autonomi, mostrano che fra i freelance italiani gli slash worker che svolgono quattro o più attività rappresentano di gran lunga il gruppo più numeroso (31%), seguito da chi invece alterna ‘solo’ due attività diverse (26%).
Per quanto riguarda i settori più popolari fra gli slash worker, a trionfare è senza dubbio l’ambito del marketing e della comunicazione, dove molti professionisti combinano attività come il grafico o il web designer ad attività di consulenza nella creazione di campagne pubblicitarie o nella gestione della presenza online e social. Il secondo settore più popolare per i freelance dalle molteplici sfaccettature professionali è quello delle arti visive, del cinema e della musica. La maggioranza dei lavoratori autonomi che operano in questo ambiente si dedica già a più attività diverse fra loro come il montaggio, il mixaggio e l’editing audiovisivo, ma sono sempre di più quelli che si occupano anche di fotografia, registrazioni e riprese. Numerosi sono anche gli slash worker che lavorano nel campo della consulenza e delle risorse umane, soprattutto per quanto riguarda la formazione continua e il reskilling. Oltre a fornire assistenza alle aziende nella valutazione delle competenze dei dipendenti, questi professionisti offrono spesso anche vere e proprie opportunità di formazione sotto forma di corsi, seminari e workshop. Anche nella categoria dei servizi di consulenza e certificazione energetica, normativa e ambientale si registra una considerevole presenza di slash worker, che in questo settore si occupano sia delle attività di analisi e consulenza tecnica che delle certificazioni e dei collaudi degli impianti.
Indipendenti, laureati e freelance
In Italia i lavoratori autonomi hanno da tempo superato i cinque milioni e rappresentano ormai il 23,2% degli occupati totali, una percentuale significativamente più alta rispetto alla media europea del solo 15,7%. Di questi solo il 3,5% può essere effettivamente definito un freelance, ma il motivo di questa disparità risiede spesso proprio nella stratificazione dei diversi ruoli professionali che caratterizza gli slash worker.
Uno dei dati più interessanti a emergere dall’indagine svolta da ACTA è quello che riguarda il tasso di scolarizzazione dei lavoratori autonomi: ben il 76,5% dei freelance italiani è in possesso di una laurea e il 20,2% ha addirittura conseguito un dottorato. Forse anche per questo chi sceglie oggi la carriera freelance lo fa in seguito a una decisione ragionata e consapevole, non come alternativa al precariato o alla disoccupazione: il 90% degli intervistati da ACTA si è infatti dichiarato soddisfatto della propria condizione lavorativa, così come dell’indipendenza e della flessibilità che gli conferisce lo status di lavoratore autonomo. Secondo il rapporto, l’alto tasso di istruzione, la ricerca di indipendenza professionale e autonomia personale sono le caratteristiche di «un nuovo tipo di freelance, guidato dall’aspirazione alla libertà e al controllo del proprio lavoro in tutte le sue dimensioni, dalla professionalità alla qualità, dalla formazione al tempo che si vuole dedicare ad esso, dagli orari alla scelta dei luoghi, e che non rinuncerebbe a questa autonomia per accrescere reddito e sicurezza».
Nuove tecnologie e vecchie barriere
Non è un caso che la maggior parte dei freelance e degli slash worker sia impegnato in settori fortemente influenzati dalle innovazioni tecnologiche e strettamente legati alla cosiddetta economia digitale: è infatti soprattutto in ambienti come il marketing e il web-development, in cui anche le iniziative di formazione faticano a tenere il passo con le innovazioni, che le barriere fra una professione e l’altra si fanno sempre più permeabili e si assiste a una costante contaminazione delle figure professionali. A rendere più labili i confini che separano le diverse attività è poi anche il moltiplicarsi della domanda di profili in possesso di competenze ibride, capaci di muoversi con agilità negli ambienti digitali ma in grado anche di guidare e coordinare team e gruppi di lavoro.
La familiarità con gli strumenti digitali e le nuove tecnologie rappresenta inoltre una marcia in più per gli slash worker italiani: non solo una buona padronanza della rete permette di trovare più facilmente lavoro grazie a piattaforme come Upwork, Twago o Addlance, ma rende anche possibile accedere al mercato europeo e internazionale, che secondo i dati di ACTA, rappresenta ormai oltre il 10% del fatturato annuo dei freelance italiani.