Tendenza a procrastinare? La chiave è l’autostima

Tendenza a procrastinare? La chiave è l’autostima

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Una TED Talk propone una teoria alternativa sulle ragioni che ci portano a rimandare incarichi e impegni e illustra i metodi più efficaci per ritrovare la motivazione.

Capire perché procrastiniamo

Spesso si pensa che la tendenza a procrastinare derivi da una personale mancanza di disciplina e che sia la pigrizia a farci rimandare all’infinito i compiti che troviamo più sgradevoli. Secondo Dominic Voge, professore presso l’università di Princeton e coautore del libro Life Beyond Grades: Designing College Courses to Promote Intrinsic Motivation, in realtà la pigrizia non c’entra nulla: chi è motivato dalla pigrizia ha come obiettivo quello di lavorare il meno possibile, mentre al contrario chi rimanda fino all’ultimo si trova spesso a dover lavorare forsennatamente e senza pause per riuscire a rispettare le scadenze.

Da cosa dipende allora l’abitudine a procrastinare? Grazie alla sua lunga esperienza personale nel campo dell’educazione, maturata a stretto contatto con una delle categorie più colpite dalla piaga della procrastinazione, ovvero gli studenti universitari, Voge ha elaborato una teoria originale sulla natura della tendenza a procrastinare. In una TED Talk tenuta presso l’Università di Princeton,Voge spiega che il motivo per cui procrastiniamo è legato alla nostra autostima e al nostro bisogno di proteggere l’immagine che abbiamo di noi stessi. Ma qual è il legame fra autostima e procrastinazione? Se prendiamo ad esempio l’ambito universitario in cui a ogni compito corrisponde un voto (ma il discorso è altrettanto applicabile all’ambiente lavorativo), è facile capire come una valutazione sul proprio lavoro possa trasformarsi in una valutazione sul proprio valore personale. Un buon voto o un buon risultato rappresentano una conferma delle nostre capacità e migliorano la nostra immagine di noi stessi, mentre un risultato negativo può essere interpretato come una dimostrazione della nostra inadeguatezza. È proprio qui che entra in gioco la procrastinazione, che protegge la nostra autostima fornendoci una motivazione esterna a cui attribuire i nostri insuccessi:  la mancanza di tempo dovuta al nostro continuo posticipare.

Il circolo vizioso della procrastinazione

Le osservazioni di Voge si basano sull’impianto teorico della cosiddetta Self-worth Theory, sviluppata da Martin Covington sul finire degli anni Settanta. Secondo questa teoria, uno dei bisogni umani fondamentali è quello dell’accettazione di sé e questo porta le persone a evitare a ogni costo fallimenti e insuccessi nel tentativo di mantenere un’immagine positiva di se stessi e delle proprie capacità.

Il professor Voge spiega che quando dobbiamo portare a termine un incarico finiamo per trovarci incastrati fra due opposti desideri: da un lato quello di raggiungere un buon risultato che rafforzi la nostra autostima, dall’altro quello di evitare un fallimento che potrebbe compromettere la nostra fiducia in noi stessi. Nella maggior parte dei casi, si tratta di un impasse dalla quale riusciamo a uscire soltanto quando l’avvicinarsi di una scadenza fa sì che la paura delle conseguenze diventi più forte della paura di fallire e ci ritroviamo costretti a lavorare a ritmo serrato in una corsa contro il tempo. Ma raramente un lavoro fatto in fretta e furia è in grado di ottenere un buon risultato, ecco quindi che la procrastinazione ci offre una comoda giustificazione per la scarsa qualità del nostro operato: semplicemente non abbiamo avuto abbastanza tempo per fare le cose al meglio delle nostre possibilità. In questo modo la nostra immagine di noi stessi è salva, poco importa che la mancanza di tempo sia stata causata dalla nostra stessa procrastinazione.

Come superare la tendenza a procrastinare?

Secondo la teoria di Voge, per contrastare la tendenza a rimandare all’infinito impegni e incarichi è necessario prima di tutto diventare consapevoli e imparare a riconoscere le reali motivazioni che ci portano a procrastinare: paura del fallimento, scarsa autostima, necessità di avere conferma del proprio valore. È solo acquisendo consapevolezza sui nostri meccanismi interni che potremo pian piano scardinare la convinzione che i nostri risultati siano un diretto riflesso del nostro valore come persone. Per farlo, Voge suggerisce di considerare attentamente tutti quei casi in cui i risultati che abbiamo ottenuto non sono dipesi dal nostro impegno o dalle nostre capacità: la volta in cui abbiamo preso un buon voto pur non avendo studiato oppure la volta in cui avendo lavorato duramente non siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo. In questo modo ci accorgeremo gradualmente che i risultati non sempre corrispondono agli sforzi o alla qualità del lavoro e impareremo a separare il valore del nostro lavoro dal nostro valore personale.

Infine, il professor Voge consiglia di contrastare la paura del fallimento coltivando la motivazione: ricordando a noi stessi perché stiamo svolgendo un determinato incarico e concentrandoci sugli obiettivi che desideriamo raggiungere, potremo focalizzarci sugli aspetti positivi del lavoro anziché farci guidare dalla paura. La raccomandazione di Voge, modellata su una celebre frase attribuita a Nelson Mandela, è questa: «Fa’ che le tue scelte riflettano le tue speranze e non le tue paure».