Rapporto OCSE sulla produttività: Italia ultima fra i paesi industrializzati
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L’Italia è all’ultimo posto fra i paesi industrializzati per livelli di produttività, secondo il rapporto sugli indicatori di produttività recentemente pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
Il quadro che emerge dal rapporto OCSE
Il rapporto, intitolato “Compendio degli indicatori di produttività” e pubblicato il 26 giugno 2018, contiene un’analisi dettagliata delle tendenze a lungo e breve termine relative ai livelli di produttività dei 36 paesi membri dell’Organizzazione.
Il paese con il più alto tasso di crescita della produttività nel periodo 2010-2016 è stato l’Irlanda (+6,2%), seguita da Costa Rica (+3,07%) e Turchia (+3,06%). In Europa, la Germania ha registrato un aumento della produttività del +1,04%, seguita dalla Francia con un tasso di crescita dello +0,84%. E l’Italia? Tra il 2010 e il 2016 la produttività italiana è cresciuta solo dello 0,14% annuo, il tasso più basso dopo quello della Grecia (-1,09%).
La tendenza ad attribuire la scarsa produttività italiana all’impatto della crisi economica del 2008 è comprensibile, ma il rapporto ha comparato anche i livelli di produttività degli anni precedenti la crisi economica (2001-2007) con quelli degli anni successi (2010-2016) e i risultati non sono incoraggianti: fra il 2001 e il 2007 la produttività italiana si è attestata sullo -0,01% annuo e l’Italia è stata l’unico paese OCSE a registrare una flessione in negativo nel primo decennio del ventunesimo secolo.
Per aumentare la produttività, più fondi alla ricerca
L’OCSE sottolinea che la produttività è principalmente una questione di efficienza più che di quantità di ore lavorate, ovvero: essere più produttivi significa lavorare meglio, non lavorare di più. Per questo, secondo l’OCSE, in Italia è necessario investire in soluzioni innovative in grado di «armonizzare i diversi elementi del processo produttivo per mezzo di nuove idee e nuove tecnologie, ottimizzando i processi produttivi e gestionali».
La raccomandazione OCSE all’investimento in soluzioni innovative che rendano più efficienti tanto la gestione aziendale che la produzione, si basa su un’attenta analisi dei dati: infatti, confrontando gli investimenti nel campo delle proprietà intellettuali, come la ricerca e lo sviluppo, l’Irlanda emerge come il paese con il più alto tasso di investimenti (56%) in proprietà intellettuali, seguita dalla Svizzera (30%). Nel solo 2016, il 39% degli investimenti in Irlanda ha interessato le proprietà intellettuali, rispetto al solo 7,33% italiano, un tasso inferiore persino a quello della Grecia (8,17%).
A pesare in Italia è anche il grave deficit infrastrutturale: secondo i dati del “Global Competitiveness Report 2017–2018” redatto dal World Economic Forum, l’Italia è il fanalino di coda d’Europa per quanto riguarda le infrastrutture e si piazza al 27° posto su 137 paesi, dietro Francia, Germania e Spagna. Per migliorare lo stato delle infrastrutture, il Governo italiano ha istituito il Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, per il quale sono stati stanziati oltre 47 miliardi di euro. Il fondo si propone di «assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese in determinati settori di spesa, tra cui i trasporti, le infrastrutture, la ricerca, la difesa del suolo, l’edilizia pubblica, la riqualificazione urbana».
Produttività in calo ed economia in crescita?
I dati del rapporto OCSE sono in apparente contrasto con il quadro emerso dal Rapporto Economico OCSE, pubblicato a febbraio 2017, che vedeva l’economia italiana in ripresa rispetto agli anni precedenti, con un significativo calo del tasso di disoccupazione.
Tuttavia, precisa l’OCSE, «sebbene la crescita economica in molti paesi abbia portato a un aumento dell’occupazione, in particolare in Italia, Messico, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, la maggior parte dei nuovi posti di lavoro riguarda attività con un basso indice produttivo». Inoltre, nel rapporto “Economic Outlook 2018“, pubblicato a maggio 2018 sempre dall’OCSE, le stime di crescita per l’economia italiana sono state significativamente ridimensionate, attestandosi su percentuali dell’1,4% per il 2018 e dell’1,1% per il 2019, fra i tassi più bassi di tutta l’area OCSE.
Le raccomandazioni OCSE per l’Italia sottolineano la necessità di investire maggiormente, oltre che nelle infrastrutture, in politiche sociali volte ad attenuare «gli ampi divari sociali e regionali», accompagnando gli investimenti con una «riforma del sistema di tassazione delle persone fisiche» mirata all’abbassamento delle aliquote per le fasce di reddito più basse e alla lotta all’evasione fiscale.