Rapporto Istat: l’economia italiana è sempre più green

Rapporto Istat: l’economia italiana è sempre più green

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I dati dell’ultimo rapporto Istat rivelano che nel nostro paese aumenta la sensibilità delle aziende sui temi ambientali e cresce il fatturato delle ecoindustrie.

Maggiore attenzione all’ecosostenibilità

Il più recente rapporto annuale pubblicato da Istat, evidenzia come l’Italia si trovi a un punto di svolta green in cui tanto la popolazione che le realtà industriali sono diventate sempre più attente al tema dell’ecosostenibilità. La valutazione Istat si basa sugli obiettivi delineati dall’Agenda 2030, un programma promosso dalle Nazioni Unite e sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 paesi membri, fra cui l’Italia. Quattro dei 17 obiettivi riguardano proprio la sostenibilità ambientale: energia pulita e accessibile (obiettivo 7), città e comunità sostenibili (obiettivo 11), consumo e produzione responsabile dei beni (obiettivo 12) e misure per contrastare il cambiamento climatico (obiettivo 13).

Sul fronte delle energie pulite e accessibili, il rapporto evidenza come l’Italia abbia già raggiunto il target, assegnatole per il 2020 dal piano Clima-Energia dell’Unione Europea, del 17% dei consumi energetici coperti da fonti rinnovabili, che la colloca ben al di sopra della media europea nel campo delle energie green. Per quanto riguarda la produzione e il consumo sostenibili, i dati Istat segnalano un calo di quasi il 50% nel consumo delle materie prime e registrano invece una forte crescita nel settore delle ecoindustrie, ossia quelle aziende che producono beni e servizi finalizzati alla protezione dell’ambiente e delle risorse naturali.

 

La crescita delle ecoindustrie

Il settore della sostenibilità porta significativi risultati dal punto di vista economico: il valore complessivo delle ecoindustrie italiane ha infatti ormai raggiunto gli oltre 77 miliardi di euro di valore di produzione. Ma il dato più interessante è senza dubbio quello che riguarda l’impatto di questo settore sull’intera economia del paese, poiché si calcola che le ecoindustrie italiane generino a oggi un valore aggiunto di oltre 36 miliardi di euro all’anno, pari al 2,3% del PIL nazionale.

Oltre il 65% del valore aggiunto proveniente da questo comparto economico deriva dalla produzione di beni e servizi per la gestione delle risorse naturali e riguarda soprattutto la produzione di energia da fonti rinnovabili, le attività che mirano a rendere più efficiente il consumo energetico e quelle che puntano a ridurre il prelievo e l’uso di combustibili fossili. Il restante 35% del valore aggiunto è dovuto invece alle attività di protezione dell’ambiente, dedicate alla riduzione o all’eliminazione dell’inquinamento e di ogni altra forma di degrado ambientale.

 

 

Il potenziale della green economy

La svolta green sembra tuttavia non aver ancora raggiunto tutti i settori dell’economia: se si escludono i comparti specializzati, precisa il rapporto, «negli altri settori produttivi solo una quota marginale del valore aggiunto complessivo dei beni e servizi prodotti è riconducibile a una prioritaria finalità ambientale». Sebbene infatti l’attività ambientale generi fra il 70% e il 57% del valore aggiunto nell’ambito della fornitura di acqua e servizi energetici e della gestione dei rifiuti, negli altri settori questa percentuale non raggiunge il 10%.

L’analisi Istat sottolinea tuttavia come, a partire dal 2014, sia progressivamente aumentato, in termini di valore aggiunto, il peso dei prodotti biologici nel settore agricolo e del miglioramento dell’efficienza energetica nel settore delle costruzioni. In particolare, il comparto dell’agricoltura biologica ha registrato una delle percentuali di crescita più alte (+28% di valore aggiunto), pari solo a quella del settore dei servizi di riciclaggio e recupero dei materiali (+28%). In crescita anche i servizi dedicati alla protezione dell’aria e del clima, sopratutto per quanto riguarda il comparto della produzione di macchinari e apparati di filtraggio per la depurazione di gas (+10,7% di valore aggiunto) e delle attività di consulenza, progettazione e manutenzione degli impianti (+26,3%).

 

Quando la sostenibilità diventa ricchezza

L’analisi Istat evidenzia come la strada da percorrere sia ancora lunga e come serva un maggior supporto da parte delle istituzioni per sostenere la crescita green del paese. Come sottolineato anche dall’indagine GreenItaly, il settore della green economy è infatti uno dei più promettenti dell’intera economia italiana: le imprese ecosostenibili attirano più investimenti, stimolano e sostengono maggiormente l’innovazione e creano nuovi posti di lavoro. E proprio i cosiddetti green jobs rappresentano un elemento cruciale per la lotta alla disoccupazione: le aziende ecosostenibili italiane impiegano infatti già il 13,3% del totale degli occupati e secondo le stime di Censis-Confcooperative il settore delle ecoindustrie creerà altri 500 mila nuovi posti di lavoro entro il 2023.

Anche nell’ultimo rapporto economico dell’OCSE sull’Italia mette in luce la necessità da parte delle istituzioni di sostenere l’impegno delle aziende italiane nel campo dell’ecosostenibilità con iniziative a lungo termine. Secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile l’implementazione di un vero e proprio Green New Deal italiano sarebbe addirittura in grado di garantire la creazione di quasi 800 mila nuovi posti di lavoro aggiuntivi da qui al 2025 e attirare investimenti per circa 190 miliardi di euro, che si tradurrebbero in un aumento della produzione di più di 680 miliardi e nella creazione di un valore aggiunto di oltre 240 miliardi di euro.