Nuovi obblighi previdenziali in arrivo per gli amministratori di condominio?
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Il Decreto Crescita in discussione in questi giorni alla Camera potrebbe cambiare le norme previdenziali per la categoria degli amministratori condominiali.
Cassa Ragionieri per gli amministratori condominiali
Gli amministratori di condominio potrebbero essere obbligati in futuro a iscriversi alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza a favore dei Ragionieri (CNPR). Il cambiamento nell’assetto previdenziale di questa categoria professionale, secondo quanto riportato da Il Sole 24 ore, sarebbe contenuto in un specifico emendamento del Decreto Crescita che si trova in questi giorni al vaglio della Camera dei Deputati.
Se il testo venisse approvato, verrebbe modificata l’attuale normativa che prevede per gli amministratori di condominio l’iscrizione alla Gestione Separata INPS ed entrerebbe in vigore l’obbligo di iscrizione alla Cassa Ragionieri anche per coloro che svolgono l’attività di amministratore regolarmente ma non in modo esclusivo. La possibilità che l’obbligo coinvolga anche chi esercita la professione in maniera non esclusiva ha destato non poche perplessità, soprattutto perché i soggetti interessati potrebbero essere già iscritti ad altre casse previdenziali di categoria (molti amministratori di condominio sono anche commercialisti, giuristi, periti tecnici o geometri). L’emendamento specifica che sarebbero tenuti a passare alla Cassa Ragionieri anche gli iscritti ad altri enti di previdenza, per i quali però verrebbe mantenuta l’aliquota contributiva precedente «a garanzia dell’adeguatezza del trattamento previdenziale».
Gli emendamenti del Decreto per le casse previdenziali di categoria
Dietro l’introduzione della nuova normativa si celerebbe secondo alcuni la necessità di contrastare il calo di iscrizioni registrato negli ultimi anni dalla Cassa previdenziale dei Ragionieri. Secondo i dati raccolti annualmente dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti il tasso di crescita degli iscritti alle casse previdenziali ha infatti subito un forte rallentamento negli ultimi dieci anni, passando da una percentuale di crescita del 2,8% nel 2008 al solo 0,7% del 2018. Se la normativa contenuta nel Decreto Crescita dovesse venire approvata, più di 120 mila professionisti diventerebbero soggetti all’obbligo di iscrizione alla Cassa Ragionieri: si calcola che siano più di 25 mila gli amministratori condominiali a tempo pieno, a cui vanno aggiunti gli oltre 100 mila che esercitano la professione in maniera non esclusiva.
La manovra proposta dal governo per rimpinguare il numero di iscritti della Cassa Ragionieri seguirebbe quindi la stessa strategia messa in atto per risollevare le finanze di un altro ente previdenziale, ossia quello dedicato ai giornalisti (INPGI). Fra gli emendamenti del Decreto Crescita compare infatti anche la proposta di equiparare, dal punto di vista previdenziale, i giornalisti e i cosiddetti comunicatori professionali, ossia tutti coloro che in ambito pubblico o privato svolgono «attività inerenti la produzione, il confezionamento o la fruizione di contenuti a carattere informativo». Tuttavia, mentre l’INPGI si è trovata ad affrontare difficoltà di natura principalmente economica a causa dello scarso numero di affiliati, la Cassa Ragionieri ha chiuso il bilancio 2018 con un utile di oltre 120 milioni di euro nonostante il progressivo calo nel numero di iscritti.
Il Registro degli amministratori di condominio
La questione dell’inquadramento previdenziale degli amministratori di condominio si colloca all’interno di un più ampio quadro di ridefinizione degli oneri e dei diritti di questa categoria professionale. Già nel 2017, ad esempio, è stata formulata l’ipotesi di costituire un Albo o un Registro obbligatorio per tutti i professionisti che operano nell’ambito dell’amministrazione condominiale. Lo scopo principale di un Registro nazionale è quello di garantire maggiori tutele ad amministratori e condomini, ma anche quello di codificare in maniera più precisa le norme che regolano lo svolgimento della professione. L’obbligo di iscriversi a un registro professionale permetterebbe anche di monitorare più rigorosamente la formazione degli amministratori condominiali: se al momento sono infatti previsti percorsi formativi obbligatori di 72 ore per tutti i nuovi amministratori, questi corsi vengono ritenuti troppo brevi dalle associazioni di categoria e del tutto insufficienti ad acquisire le competenze necessarie a svolgere la professione. Ad oggi il Registro ufficiale degli Amministratori di condominio non è ancora diventato una realtà, ma nel corso dell’incontro del tavolo tecnico tra Associazioni di categoria e ministero della Giustizia tenutosi a maggio 2019, il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone ha ripetuto che la costituzione del registro è fondamentale per il riordino del settore e per «mettere a sistema la professione dell’amministratore condominiale, apportando i necessari aggiornamenti alla legge 220/2012». Anche le associazioni di categoria sono in larga misura favorevoli alla costituzione del Registro, fatta eccezione per l’UNAI, l’Associazione Nazionale Amministratori di Immobili, che preferirebbe venisse costituito un Albo Nazionale o che le associazioni di categoria venissero riconosciute in base alla direttiva europea 36/2005.