Liberi professionisti: le previsioni per il futuro di Confprofessioni
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In costante crescita e con un ruolo sempre più importante nell’economia del paese, così Confprofessioni vede il futuro della libera professione in Italia.
Il rapporto 2019 di Confprofessioni
Il più recente rapporto di Confprofessioni conferma l’Italia come la capitale europea delle libere professioni. Nel nostro paese gli iscritti a un albo professionale hanno ormai superato gli 1,4 milioni e rappresentano quasi un terzo dell’intero settore del lavoro indipendente. In termini di impatto sull’economia nazionale, i liberi professionisti sono la fonte di occupazione di oltre 480.000 dipendenti e il giro d’affari supera ormai i 210 miliardi di euro l’anno.
È grazie a queste cifre che l’Italia si piazza ancora una volta prima in classifica come il paese europeo che conta il più alto numero di liberi professionisti e conquista il secondo posto, dietro ai Paesi Bassi, anche in termini di incidenza dei liberi professionisti sulla popolazione, con 18 professionisti ogni 1.000 abitanti rispetto a una media europea di soli 11. All’Italia tocca anche il primato europeo per l’impatto della libera professione sul PIL nazionale (pari a 1,7 miliardi di euro), un segnale particolarmente importante visto che, come sottolinea Confprofessioni, esiste una relazione economica positiva fra la presenza consolidata delle libere professioni e la ricchezza di un paese.
I trend per il futuro dell’esercizio professionale
Oltre alle valutazioni quantitative, lo scopo del rapporto di Confprofessioni è anche quello di identificare dinamiche e tendenze sul lungo periodo. A partire dall’analisi dei dati raccolti negli ultimi dieci anni, l’Osservatorio sulle Libere Professioni ha individuato quattro trend principali destinati a modellare il futuro del settore. Il primo è evidenziato dall’andamento dell’occupazione nell’ambito del lavoro autonomo: secondo i rilevamenti ISTAT i lavoratori indipendenti italiani sono diminuiti del 7,5% rispetto al 2009, mentre nello stesso periodo i liberi professionisti sono aumentati del 24,6%. Secondo Confprofessioni questo dimostra che se da un lato l’impatto della crisi economica e della digitalizzazione ha colpito duramente gli artigiani e i commercianti, dall’altro ha aperto nuove possibilità di occupazione convincendo sempre più giovani a intraprendere la libera professione, in particolare nel campo dell’economia digitale.
I dati dell’ultimo decennio mostrano anche che il ruolo dei liberi professionisti è diventato centrale nell’economia italiana, una tendenza che caratterizza tutte le economie contemporanee ma che in Italia si accompagna a una forte polarizzazione fra diverse categorie di professionisti. Se da un lato infatti le professioni in espansione come quelle legate al settore della salute e della cura della persona, dell’informatica, del turismo, della finanza e della veterinaria acquistano sempre più rilievo, dall’altro nei comparti dell’edilizia, dell’amministrazione e delle attività commerciali si osserva un netto calo delle opportunità di occupazione. La stessa polarizzazione si osserva anche nel caso dei redditi, con i liberi professionisti impegnati nel campo dell’intermediazione, della finanzia, della cura della persona, delle pubbliche relazioni e della veterinaria che continuano a veder aumentare i propri redditi mentre per chi opera nei settori del commercio, dell’edilizia e dei laboratori artigiani si registra una stagnazione o addirittura un calo dei profitti.
Secondo Confprofessioni è proprio questa la vera sfida da affrontare per il futuro delle libere professioni: la tendenza a una progressiva e crescente frammentazione del settore. Come sottolinea lo stesso presidente Giacomo Sella, l’inadeguatezza e la fragilità delle definizioni di libero professionista ancora impiegate dalle istituzioni rendono difficile capire chi ne faccia davvero parte. Così che nello stesso ambito si muovono soggetti che hanno tutte le caratteristiche del libero professionista ma non si dichiarano tali e altri che pur non possedendo queste caratteristiche si definiscono comunque liberi professionisti. Anche considerando la difficoltà di definire con precisione i confini del lavoro libero professionale, secondo Confprofessioni le istituzioni rimangono responsabili per il ritardo nell’aggiornarsi rispetto ai cambiamenti del mercato lavorativo.
Liberalizzazione a misura di professionista
Le difficoltà di inquadramento dei liberi professionisti non riguardano soltanto l’Italia, ma interessano tutta l’Europa. Una recente proposta del parlamento europeo, che avrebbe imposto ai liberi professionisti le stesse regole di concorrenza previste per le imprese, è stata accolta dalle proteste di Adepp, l’associazione degli enti previdenziali privati. Adepp si è presentata di fronte al Parlamento Europeo insieme alle federazioni europee di ingegneri, avvocati e medici e alle associazioni di liberi professionisti di Germania e Belgio per opporsi alla manovra, che rischierebbe di compromettere la qualità dell’esercizio professionale tramite un’eccessiva liberalizzazione.
L’Adepp ha ricordato ai parlamentari europei che «l’esercizio professionale ha un valore di interesse collettivo e pubblicistico perché si riferisce a dei diritti fondamentali di tipo civile e sociale, che sono il diritto alla salute, il diritto alla difesa, alla libertà (…) e il diritto alla tutela del lavoro e dei risparmi». L’associazione ha chiesto quindi una maggiore regolamentazione delle libere professioni in ambito europeo, per evitare che la liberalizzazione e l’apertura alla concorrenza si trasformino in una deregolamentazione selvaggia che finirebbe per danneggiare l’intero settore.