Il brainstorming di gruppo (purtroppo) non funziona

Il brainstorming di gruppo (purtroppo) non funziona

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La creatività è alla base di ogni processo di innovazione e per questo la maggior parte delle aziende investe tempo e denaro in pratiche che promettono di incentivare sia la creatività personale che la sinergia creativa dei gruppi di lavoro. Ormai sempre più spesso, quando si parla di stimolare la creatività in ambito aziendale, si parla di “brainstorming” o di “sessioni di brainstorming”. Ma cos’è davvero il brainstorming e quanto è efficace nello stimolare la creatività?

Cos’è il brainstorming?

Brainstorming è il nome di un metodo ideato negli anni ’50 dal pubblicitario americano Alex Osborn per trovare soluzioni a problemi specifici tramite la generazione spontanea di idee da parte dei membri di un gruppo di lavoro. Le premesse sulle quali si basa il metodo inventato da Osborn sono principalmente due: la prima è che la presenza di altre persone possa esercitare un effetto motivazionale sulla generazione di nuove idee e l’altra è che una gran quantità di idee possa portare a idee di qualità.

Le regole del brainstorming sono semplici e applicabili a qualsiasi ambito professionale: generare quante più idee possibile, dare la priorità a idee originali e insolite, combinare e raffinare le idee generate, evitare le critiche durante lo svolgimento della sessione. Lo svolgimento di una sessione di brainstorming comprende tre fasi: inizialmente, viene descritto ed esaminato il problema per poter individuare i componenti sui quali è necessario intervenire, la seconda fase è quella di generazione delle idee vera e propria, mentre la fase finale è dedicata alla valutazione e alla selezione delle idee proposte.

La ricerca sul brainstorming

Dopo oltre sei decenni dall’introduzione del concetto di brainstorming, tuttavia, le ipotesi di Osborn hanno trovato uno scarso riscontro scientifico: la maggior parte degli studi condotti e dei dati raccolti sul tema sembra dimostrare che la pratica del brainstorming non sia solo poco efficace ma addirittura dannosa per la performance creativa.

Già nel 1983 una meta-analisi condotta su oltre 200 studi aveva messo in luce come la premessa di Osborn sull’incentivo motivazionale dato dalla presenza di altri fosse falsa: i dati raccolti dimostravano che la presenza di altre persone ha un impatto minimo sulla performance, impatto che diventa sempre più negativo con l’aumentare della complessità del compito da svolgere. Uno studio retrospettivo del 2010 ha inoltre evidenziato come i gruppi che impiegano la tecnica del brainstorming siano meno produttivi degli altri, sia in termini di quantità che di qualità.

Per quanto riguarda la seconda premessa di Osborn, ossia che le idee generate durante le sessioni brainstorming siano sia più numerose che di miglior qualità, uno studio del 2000 ha dimostrato che le idee generate in gruppo sono inferiori sia per quantità che per qualità a quelle generate singolarmente. Questo fenomeno sembra dovuto a due fattori principali: da un lato la tendenza a preoccuparsi di cosa gli altri penseranno di noi e delle nostre proposte fa sì che vengano presentate meno idee di quelle effettivamente generate, e dall’altro il contesto del gruppo di lavoro riduce l’impegno del singolo, il cui scarso contributo avrà meno possibilità di essere notato proprio per la presenza di altre persone. Infine, quando si lavora in gruppo c’è una tendenza innata e inconscia a stabilizzarsi sul livello medio di performance dei membri del gruppo, che ha per conseguenza il livellamento verso il basso di qualsiasi picco di creatività e originalità.

Il futuro: oltre il brainstorming

Nonostante i dati sull’effettiva efficacia del brainstorming siano disponibili da decenni, moltissime compagnie in tutto il mondo continuano a fare uso di questo strumento e anche se i difetti del metodo di Osborn lo rendono uno strumento obsoleto, al brainstorming va tuttavia riconosciuto il merito di aver contribuito a incentivare lo sviluppo di nuovi strumenti e nuove tecniche per  stimolare la creatività.

In futuro, i metodi di brainstorming tradizionali potrebbero essere sostituiti da strumenti più efficaci, che privilegino la qualità delle idee generate rispetto alla quantità e che permettano di gestire più efficacemente la dinamica individuo-gruppo.