GDPR: la situazione a sei mesi dal nuovo regolamento
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L’introduzione della nuova normativa europea GDPR (General Data Protection Regulation) è stata oggetto di una ricerca di PHD Italia, che dipinge un ritratto contraddittorio degli italiani in materia di privacy online.
L’insostenibile leggerezza del dato
L’indagine di PHD Italia, ironicamente intitolata L’insostenibile leggerezza del dato, si è occupata di sondare l’atteggiamento degli italiani sul tema della protezione dei dati personali e ha evidenziato una conoscenza molto limitata da parte del pubblico rispetto al nuovo regolamento europeo. Nel corso del sondaggio, il 44% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai sentito parlare del GDPR, mentre il 27% ha risposto di averlo sentito nominare ma di non avere idea di cosa si tratti.
La restante percentuale di intervistati ha correttamente identificato il GDPR come il nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati, ma si è mostrata molto incerta circa la sua utilità: per il 24% del campione l’adeguamento rappresenta «soltanto una formalità» e il 17% degli intervistati lo ritiene solo «un’inutile complicazione burocratica».
Il caos dopo l’entrata in vigore del GDPR
In Italia la ricezione della nuova normativa è stata ostacolata da rallentamenti e incertezze legislative che hanno contribuito al diffondersi della confusione sulle finalità del regolamento e sulle modalità di applicazione. A oggi il 70% delle aziende italiane non è ancora conforme al testo di legge, una percentuale che sale all’80% se si considerano soltanto le PMI.
Le conseguenze di questo caos hanno finito per riversarsi sugli utenti finali, i cittadini, che hanno ricevuto centinaia di email di richiesta di consenso nei giorni immediatamente successivi all’entrata in vigore e che hanno dovuto firmare decine di moduli per poter continuare ad accedere a servizi e prodotti nei mesi successivi all’introduzione del decreto. Ma nonostante la quantità di comunicazioni sul tema ricevute fino ad oggi, la maggior parte degli italiani rimane disinformata circa la natura e le finalità della manovra.
Un’unica certezza: i dati hanno un valore
A dispetto della diffusa disinformazione sul tema del trattamento dei dati personali, l’indagine di PHD Italia ha tuttavia sottolineato che il 73% degli italiani possiede una forte consapevolezza del valore commerciale dei propri dati e il 50% di essi li considera a tutti gli effetti una «moneta di scambio» per la fornitura di servizi gratuiti sul web. Gli italiani sanno quanto valgono i loro dati personali e non hanno alcuna difficoltà a dare un prezzo alla propria privacy: uno su cinque accetterebbe che i propri spostamenti vengano monitorati per 50 euro al mese, mentre ne chiederebbe più del doppio per condividere con un’azienda le proprie abitudini sessuali e le proprie informazioni medico-sanitarie.
Neppure la consapevolezza del loro valore, tuttavia, ci spinge a gestire con più cautela i nostri dati: solo la metà degli italiani si dichiara attenta alla protezione della privacy online, mentre il 40% dichiara di accettare le condizioni di utilizzo e di acconsentire al trattamento dei dati da parte di aziende e siti web in maniera del tutto automatica e senza pensare ai possibili rischi.
Cresce la sfiducia nei confronti delle aziende in tema di dati personali
Una delle finalità del GDPR era proprio quella di minimizzare i rischi per i cittadini e incoraggiare le aziende ad adottare politiche più trasparenti in materia di gestione dei dati personali. Purtroppo la scarsa tempestività e l’incertezza mostrate dalle aziende alla vigilia dell’introduzione della normativa hanno creato un clima di sfiducia nei consumatori: solo il 15% degli intervistati da PHD Italia si dichiara convinto che le aziende si atterranno alle norme di trasparenza imposte dal GDPR e il 68% vorrebbe invece avere un maggiore potere e un maggiore controllo sulle informazioni che fornisce.
In questo panorama, le aziende che sapranno cogliere l’occasione per avvicinarsi ai consumatori e guadagnarsi la loro fiducia, mostrandosi attivamente coinvolte nella tutela dei diritti dei propri clienti, potranno godere di enormi vantaggi sul piano economico. Il 64% degli italiani si è infatti dichiarato incline a boicottare le aziende che non rispettano la normativa in materia di privacy e a preferire compagnie più attente alla sicurezza dei dati dei propri clienti.