Cosa cercano gli italiani in un consulente legale?

Cosa cercano gli italiani in un consulente legale?

  • Avvocati e Studi legali

Un nuovo rapporto diffuso da BDO Italia mette in luce le trasformazioni in atto nella professione legale e soprattutto nel rapporto fra avvocato e cliente: tecnologia, trasparenza e collaborazione sono le chiavi del successo per gli avvocati di domani.

La professione legale si trasforma

«Il mondo dell’avvocatura sta attraversando un periodo di transizione, che nel giro di pochi anni porterà a un radicale ripensamento del modus operandi del lavoro legale, a una revisione della struttura organizzativa dello studio professionale e a una trasformazione del business model che sta alla base dello studio legale così come lo conosciamo oggi», scrive Giuseppe Carteni, avvocato e partner di BDO Italia, organizzazione internazionale che si occupa di revisione e di consulenza aziendale.

La situazione descritta dal rapporto di BDO Italia è coerente con quella emersa dal rapporto “Civilisation 2030: The near future for law firms”, redatto dall’agenzia londinese Jomati Consultants, che sottolinea come nel giro di vent’anni assisteremo a una vera e propria riconfigurazione del settore legale e del suo rapporto con il pubblico.

I cambiamenti nel rapporto fra cliente e consulente legale

Secondo il rapporto di BDO Italia, pubblicato a inizio 2018, a cambiare sono soprattutto le modalità di interazione fra cliente e professionista, in primo luogo sul fronte dei compensi per le consulenze legali: la crisi economica dell’ultimo decennio ha costretto a ripensare l’intero modello delle tariffe orarie poiché sempre più clienti, nel tentativo di contenere le spese, valutano il lavoro dei professionisti legali in termini di servizi, anziché in termini di tempo impiegato.

Uno dei cambiamenti più sostanziali individuati dal rapporto BDO riguarda l’uso della tecnologia, che da un lato facilita il professionista legale nello svolgimento del proprio lavoro e dall’altro rende possibile ridurre il numero degli incontri faccia a faccia fra cliente e avvocato, con un netto guadagno in termini di tempo tanto per gli avvocati che per i loro assistiti.

Secondo i professionisti intervistati da BDO Italia, l’effetto di una maggiore integrazione tecnologica sarà anche quello di rendere i clienti più attivamente coinvolti nelle attività di consulenza, poiché assicurerà loro un accesso diretto a dati e informazioni. Ma saper sfruttare al meglio le nuove tecnologie garantisce anche maggiori guadagni: i nuovi parametri di tariffazione relativi alla professione forense, diffusi dal governo tramite il decreto 37/2018, prevedono un aumento del 30% dei compensi per i legali che si servono di tecnologie che facilitano la consultazione e la fruizione digitale degli atti.

I desideri dei clienti guidano la scelta del professionista legale

Chi sceglie di rivolgersi a un legale lo fa spesso per questioni delicate, che richiedono l’instaurarsi di un rapporto di fiducia personale, ancor prima che professionale, come sottolineato anche dall’articolo 35 del Codice Deontologico Forense. Per questo uno dei criteri più importanti nella scelta di un consulente legale sono le sue qualità umane e la sua capacità di empatizzare con i propri assistiti.

Saper comprendere i propri clienti è di fondamentale importanza anche per elaborare strategie e soluzioni innovative che rispondano alle esigenze dei clienti. Nel rapporto di BDO si legge: «Notiamo già come alcuni studi legali si stiano confrontando con i clienti per capire meglio il loro business e adattare l’offerta alle esigenze concrete del cliente. Anche al di fuori dei confini puramente legali. L’avvocato dovrà saper identificare le aree in cui è in grado davvero di dare il proprio contributo  per creare valore per il business del cliente (…)».

Di pari importanza per i clienti è la trasparenza, sia in termini di oneri che di capacità lavorative: ci si aspetta infatti che il legale sia chiaro circa i propri campi di specializzazione e soprattutto sulle reali prospettive di successo, rifiutando di assumersi incarichi per i quali non è qualificato (magari perché specializzato in un diverso ambito giuridico) ed evitando di garantire risultati.

Infine, sempre più clienti attribuiscono grande importanza alla familiarità del professionista con le nuove tecnologie, sia per facilitare lo scambio di informazioni che per assistere i propri clienti in caso di crimini informatici, furti di identità e tutela della privacy.