Avvocati: con l’avvento dell’intelligenza artificiale, a contare sarà il rapporto con il cliente

Avvocati: con l’avvento dell’intelligenza artificiale, a contare sarà il rapporto con il cliente

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Uno studio sostiene che la professione dell’avvocato verrà resa obsoleta dall’avvento di intelligenze artificiali (IA) capaci di sostituirsi agli attuali consulenti legali.

Il rapporto “Civilisation 2030: The near future for law firms”, redatto dall’agenzia londinese Jomati Consultants, sostiene che le intelligenze artificiali sostituiranno progressivamente gli esseri umani nell’ambito delle consulenze legali, al punto da rendere obsoleta la professione dell’avvocato entro il 2030. Si tratta di un previsione pessimistica, che tuttavia evidenzia come i progressi nel campo dell’intelligenza artificiale comportino la necessità di riconfigurare interi settori professionali.

Secondo un’altra stima, elaborata da Deloitte, avvocati e consulenti legali non sono affatto destinati a scomparire, ma il loro numero sarà sostanzialmente ridotto. La previsione è che l’introduzione delle intelligenze artificiali causerà la scomparsa di oltre 110 mila posti di lavoro in ambito legale (pari al 39% del totale) entro i prossimi dieci anni.

Lawtech: l’intelligenza artificiale può sostituire un avvocato in carne e ossa?

Nell’Ottobre del 2017, la startup londinese CaseCruncher ha organizzato una vera e propria sfida fra CaseCruncher Alpha (software ideato da un gruppo di studenti dell’Università di Cambridge) e oltre 100 avvocati in carne e ossa, per valutare il rispettivo livello di attendibilità nel prevedere l’esito di certe tipologie di contenzioso legale.

La sfida si è conclusa con la vittoria dell’intelligenza artificiale: CaseCruncher Alpha si è dimostrato in grado di predire l’esito dei contenziosi con una precisione dell’86,6%, mentre il livello di accuratezza degli avvocati è stato del solo 62,3%.

La ragione principale dell’ampio margine di successo sembra essere stata la migliore comprensione, da parte del software, dell’importanza dei fattori non legali, ma la compagnia sottolinea: “Il risultato della sfida non indica che l’intelligenza artificiale è superiore all’essere umano in ambito legale, ma piuttosto che se al software si pongono domande circostanziate esso è in grado di fornire previsioni più attendibili degli avvocati in carne ed ossa”.

Il vantaggio delle intelligenze artificiali è la capacità di elaborare un numero impressionante di dati in tempi molto brevi, che le rende perfette per compiti ripetitivi che richiedono al tempo stesso grande precisione. Ma le IA non possono competere con gli esseri umani in aspetti chiave della professione legale, come l’empatia e la comprensione delle sfumature umane di una vicenda processuale. Questo significa che probabilmente, aldilà del pessimismo di certe previsioni, in futuro le intelligenze artificiali affiancheranno i consulenti legali, anziché sostituirli.

Quanto conta il rapporto fra consulente legale e cliente?

A evidenziare l’importanza del rapporto fra avvocato e assistito è lo stesso Codice Deontologico Forense (art. 35), che recita: “Il rapporto con la parte assistita è fondato sulla fiducia”. Questo perché chi si rivolge a un consulente legale lo fa spesso per risolvere questioni delicate che richiedono l’instaurarsi di un rapporto umano, oltre che professionale.

Persino nello studio pubblicato da Jomati Consultants viene sottolineato l’importantissimo ruolo giocato delle qualità umane nella professione legale: “In futuro i clienti attribuiranno sempre maggior valore alle qualità umane dei consulenti legali, premiando coloro che saranno in grado di empatizzare con i propri assistiti e di mostrare sincera comprensione nei confronti dei loro problemi”.

Tuttavia, la professione dell’avvocato è anche una delle più impegnative, sia in termini di tempo che di energie mentali, e seguire le vicende processuali, cercando contemporaneamente di rimanere aggiornati sulle normative, lascia poco tempo a disposizione per coltivare il rapporto con i clienti. Sacrificare il proprio tempo libero non è un’opzione praticabile, visto che la professione legale è già soggetta a un maggior rischio di burnout, che può comportare conseguenze devastanti sia sul piano fisico che psicologico.

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