Come capire quando è il momento di mollare

Come capire quando è il momento di mollare

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Anche se tendiamo a celebrare chi non si arrende mai, perseverare a ogni costo non sempre paga. Ecco come decidere quando è arrivato il momento di gettare la spugna.

Il mito della perseveranza

La capacità di non arrendersi di fronte alle difficoltà è una delle qualità più ammirate nella nostra società. Nei giornali, su internet e nei programmi televisivi abbondano le storie che romanticizzano la determinazione di artisti come J.K. Rowling, autrice della popolare saga di Harry Potter, che ha continuato a scrivere nonostante le lettere di rifiuto da parte delle case editrici, o di imprenditori come Jan Koum, che dopo aver fallito un colloquio di lavoro per Facebook ha dato vita a WhatsApp, il popolare servizio di messaggistica acquistato recentemente proprio dalla compagnia di Mark Zuckerberg.

Meno conosciute sono invece storie come quella del Concorde, il primo jet commerciale supersonico nella storia dell’aviazione civile, frutto di un consorzio anglo-francese finanziato dai governi dei due paesi. Il progetto, avviato nel 1962 e destinato a rivoluzionare il trasporto aereo, aveva mostrato i suoi limiti economici e tecnici già dopo il lancio: applaudito come il futuro dell’aviazione, il Concorde raggiungeva una velocità doppia rispetto agli aerei contemporanei, consumando però il triplo del carburante, con il risultato di biglietti dai costi fino a dieci volte superiori a quelli di un qualunque altro aereo di linea. Gli altissimi costi di produzione, manutenzione e rifornimento lo rendevano un pessimo investimento dal punto di vista finanziario e quando negli anni ’70 i prezzi del petrolio subirono un’impennata, la maggior parte degli ordini di nuovi Concorde venne annullata e furono le due società statali British Airways e Air France a doversi accollare i costi esorbitanti degli aerei già prodotti. Nonostante le perdite, il progetto venne abbandonato soltanto nel 2003, e solo in seguito a un tragico incidente in cui un aereo operato da Air France si schiantò su un hotel poco dopo il decollo.

 

L’effetto Concorde e la fallacia dei costi irrecuperabili

La vicenda del Concorde è un esempio talmente chiaro delle conseguenze di non saper abbandonare un progetto rivelatosi fallimentare, che ancora oggi il termine effetto Concorde viene usato per definire la tendenza comportamentale a non mollare un progetto nel quale si sente di aver investito molto. Così come i governi francese e britannico continuarono a sostenere un’impresa che si stava mostrando economicamente disastrosa per non essere costretti ad ammettere il fallimento di un progetto in cui erano stati investiti anni di ricerca e finanziamenti, così la maggior parte di noi si oppone all’idea di abbandonare ciò per cui ha lavorato a lungo, investendo tempo, energie e impegno. Sono proprio le considerazioni sulle risorse già investite a determinare l’effetto Concorde, che è il risultato di quella che viene chiamata ‘fallacia dei costi irrecuperabili’ o sunk cost fallacy. In termini economici e nella teoria dei giochi, le decisioni migliori sono quelle che si basano sulle aspettative future e che non tengono conto delle risorse che sono state già spese, proprio perché non possono essere recuperate. In altre parole, quando una meta si rivela troppo ambiziosa o costosa la decisione più razionale è quella di abbandonare l’impresa, ma in realtà le persone attribuiscono un enorme valore ai costi irrecuperabili e tendono a perseverare in un progetto più del dovuto proprio per non sentire di aver ‘sprecato’ le risorse investite fino a quel momento.

 

Come riconoscere quando è arrivato il momento di mollare

Quando sappiamo che non funzionerà – Può essere molto difficile abbandonare un progetto o un obiettivo nel quale abbiamo creduto molto ed è invece è assai più facile cedere all’inerzia e finire per continuare a investire tempo e risorse in qualcosa in cui tuttavia non crediamo più. In questo caso, essere onesti con noi stessi è il primo passo per cominciare a investire le nostre energie in attività più promettenti.

Quando i nostri desideri sono cambiati – Non tutte le aspirazioni sono destinate a crescere con noi: a volte anche ciò che abbiamo a lungo desiderato può rivelarsi meno allettante man mano che ci avviciniamo all’obiettivo. Se le cose stanno così, dobbiamo essere in grado di ammettere che non ha senso continuare a inseguire una meta che non desideriamo più raggiungere.

Quando perseguire l’obiettivo ci rende infelici – Ci sono progetti che richiedono un investimento talmente consistente di energie che rischiano di compromettere, alla lunga, tanto la nostra salute che il nostro equilibrio psicologico. Il burnout è uno dei segnali più riconoscibili di questo tipo di situazioni e all’insorgere dei primi segnali di malessere dovremmo chiederci se il traguardo che stiamo inseguendo vale la pena di essere raggiunto a costo del nostro benessere.

Quando temiamo il giudizio altrui – Il timore che gli altri ci considerino deboli se gettiamo la spugna rende più difficile ammettere che è arrivato il momento di abbandonare un progetto o un traguardo. In realtà, quello che crediamo di vedere negli altri è spesso il riflesso della nostra opinione di noi stessi: gli altri esprimono su di noi giudizi assai meno severi di quelli che crediamo.