Cani al lavoro? L’ufficio diventa dog-friendly
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In alcune aziende italiane di recente sono state lanciate petizioni per portare i propri animali domestici in ufficio: si tratta per il momento di tentativi di sensibilizzazione da parte dei dipendenti, e persino i datori di lavoro iniziano a dare i primi segni di apertura verso una cultura aziendale più “dog-friendly”.
Emblematico è a questo proposito il caso del comune Castel San Giovanni nel Piacentino, dove proprio in questi giorni è stato presentato un provvedimento che cerca di regolare per la prima volta la presenza degli animali in ufficio, permettendo ai dipendenti comunali di portare con sé i propri amici a quattro zampe.
L’amministrazione rassicura comunque del fatto che non si tratterà di un via libera totale, ma che verranno introdotte anche delle restrizioni: la direttiva si applicherà infatti soltanto a quei dipendenti che non lavorano a diretto contatto con il pubblico, e che possono dimostrare di non poter lasciare da solo il proprio animale durante gli orari di lavoro.
Questa direttiva, piuttosto insolita per il nostro panorama nazionale, fa pensare che ci sia una nuova tendenza in atto, che porti le amministrazioni e le imprese a diventare più “pet friendly“. E questo forse, sull’onda di aziende pioniere come Google e Amazon, che risultano essere tra le più “dog friendly” a livello internazionale.
L’ufficio dog-friendly
In effetti, numerosi studi hanno dimostrato che un animale in ufficio contribuisce a creare un’atmosfera armoniosa e felice, il che, come ben sappiamo, non guasta alla produttività. Come sostengono gli organizzatori del Pet Friendly Day, infatti, accarezzare gli animali aiuta a combattere lo stress e riduce l’ipertensione, oltre ad incentivare il buonumore e lo spirito di collaborazione tra i dipendenti. E se il “cane da ufficio” fosse destinato, in un futuro non troppo lontano, a diventare una pratica usuale? Vediamo di prepararci e capire i consigli che danno a questo proposito gli esperti.
Come convincere il tuo manager…
Per ospitare un amico a quattro zampe in ufficio è innanzitutto necessario richiedere il permesso del management: far conoscere il proprio cane a capi e direttori in una sorta di “colloquio” conoscitivo può essere il primo passo in questo senso, poiché aiuterà a superare i pregiudizi del caso. Un animale domestico che dimostra di non creare caos avrà sicuramente più chance di un cane sconosciuto ai più. Se poi il vostro manager è più reticente, ricordategli che i dati raccolti da un sondaggio di Purina dimostrano come gli animali in ufficio migliorino la relazione tra manager e datori di lavoro: questo perché un’apertura in questo senso dimostra al dipente che l’azienda tiene in considerazione le sue necessità personali e il suo work-life-balance.
Prima di presentare il vostro piccolo amico, tuttavia, assicuratevi che abbia le caratteristiche basilari per ottenere “il posto”. Non deve essere troppo giovane, poiché un cucciolo ha bisogno di troppe attenzioni, e rischierebbe di mettere a repentaglio la concentrazione degli altri dipendenti, oltre che la tua. Anche la capacità di socializzazione del cane è fondamentale: non sono ammessi “maschi alfa” che segnino il territorio o animali che si mostrino diffidenti o aggressivi nei confronti degli sconosciuti. Insomma se il nostro Fido non è socievole, evitiamo proprio di presentarlo al colloquio iniziale.
…e i tuoi colleghi
Una volta ottenuto il “sì” dai responsabili, dovremo ottenere l’accordo dei colleghi. Allergie al pelo animale di qualche collega d’ufficio, o avversioni innate nei confronti degli animali, potrebbero rappresentare i problemi più grandi e insormontabili. Per quel che riguarda ogni altro pregiudizio circa igiene e salute, invece, è bene presentare ai propri colleghi un certificato veterinario: un attestato di ottima salute e assenza di insetti nocivi, pulci &Co, faciliterà l’inserimento del nostro amico nell’ambiente professionale.
L’ambiente di lavoro ideale
I cani tuttavia non possono stare ovunque: l’ufficio dovrà essere adatto alla presenza di un animale, a cominciare dalla struttura, che non dovrà avere troppe scale o gradini. Inoltre, un cane ha bisogno delle sue pause e possibilmente di respirare aria fresca e di muoversi più volte nell’arco della giornata: l’ambiente di lavoro dovrà quindi permettere al cane di passeggiare senza troppo sforzo. Assicuriamoci che tra i vari computer, cavi e scrivanie vi sia abbastanza spazio per i suoi movimenti naturali, così che il cane non debba soffrire mentre noi lavoriamo. Un cesto o una coperta dove l’animale si possa riposare, secondo le sue abitudini e preferenze, sono imprescindibili: studiamo ancora prima di portarlo in ufficio la posizione ideale per il nostro piccolo amico (e “collega”), escludendo ovviamente corridoi e luoghi di passaggio obbligati o troppo trafficati.
Non dimentichiamoci di munirci di tutti gli strumenti necessari ai suoi bisogni, onde evitare problemi con il vicinato!
Una volta stabiliti gli spazi del cane, possiamo passare alla fase d’integrazione concreta. Fido si deve abituare piano piano al suo nuovo “lavoro”: inizialmente portiamolo in ufficio ogni tanto, poi per poche ore ogni due o tre gironi, poi sempre più spesso e per orari più prolungati, fino ad arrivare a fargli trascorrere l’intera giornata di lavoro in ufficio. Il nostro caro amichetto si dovrà anche abituare a stare senza il suo padrone: dovrà capire che in ufficio ha più persone di riferimento, in modo tale da non lamentarsi già in occasione della prima riunione.
Con un po’ di impegno da entrambe le parti, si può anche provare a insegnare al nostro Fido qualche attività di supporto al team: buttare la carta nei cestini, accendere e spegnere le luci, aprire e chiudere le porte, portare messaggi da un reparto all’altro… I colleghi potranno impegnare le proprie pause in questo senso, evitando noia all’animale e garantendosene l’amicizia; l’amico a quattro zampe potrà essere inoltre un motivo di socializzazione fra colleghi, che si conosceranno meglio durante le passeggiate comuni. Chiunque sia solito portare il proprio cane al parco, sa benissimo come queste passeggiate diventino un’occasione per socializzare anche per i padroni più timidi e riservati.
Se da noi l’ufficio dog-friendly è una novità ancora piuttosto bizzarra, in Giappone (il pasese delle stranezze per antonomasia, patria dei bar pieni di gatti da accarezzare) alcune aziende hanno addirittura iniziato a incentivare i dipendenti affinché adottino un cane da portare in ufficio.
In tutto questo c’è da chiedersi: se la presenza di un animale in ufficio contribuisce al benessere e alla produttività dei dipendenti, quanto tempo passerà prima che anche i nostri amici a quattro zampe riportino i tipici sintomi del burn out?