Quanto costa aprire una partita iva: low budget e nuovo regime dei minimi dal 2016
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Il nuovo regime dei minimi 2016, più correttamente denominato dalla legge di stabilità 2016 regime forfettario agevolato istitiuisce una serie di vantaggi, soprattutto per le attività commerciali nascenti.
La legge di stabilità 28 dicembre 2015, n. 208 che definisce la politica di bilancio per il 2016 e gli anni seguenti si fonda su una incisiva e graduale riduzione del carico fiscale per le aziende e i lavoratori autonomi. Numerosi interventi sono finalizzati a sostenere strutturalmente la competitività del sistema economico del Paese. A tal fine il legislatore ha mantenuto alta l’attenzione sull’esigenza di togliere pressione fiscale alle neonate partite iva. Ovviamente sono stati previsti dei requisiti minimi per poter accedere a questo regime.
Chi può accedere al nuovo regime agevolato?
Possono accedervi lavoratori autonomi e imprenditori che:
- abbiano conseguito nell’anno precedente ricavi, ovvero hanno percepito compensi non superiori ai limiti indicati, diversi a seconda del codice ATECO che contraddistingue l’attività esercitata.
- abbiano sostenuto spese per un ammontare complessivamente non superiore ad euro 5.000 lordi per remunerare lavoratori dipendenti, collaboratori, lavoratori a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati.
- non abbiano superato i 20.000 euro di costo complessivo, al lordo degli ammortamenti, dei beni strumentali alla chiusura dell’esercizio.
Maggiori informazioni sui requisiti sono disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
In questa sede ci interessa approfondire il primo requisito, ovvero il limite reddituale che la legge di stabilità contribuisce a innalzare rispetto al passato. I limiti di reddito per accedere al regime agevolato sono distinti a seconda delle categorie. Sono in pratica soglie di guadagno annue, al di sotto delle quali si può beneficiare di questo speciale regime di tassazione.
Una delle principali modifiche riguarda l’innalzamento di questi limiti di reddito, che per i professionisti viene innalzato dai 15.000 euro previsti dalla normativa precedente a 30.000 euro; per gli artigiani e le imprese si passa dai precedenti 20.000 euro ai 30.000 euro; mentre per i commercianti, alberghi e ristoranti il limite viene innalzato da 40.000 a 50.000 euro.
Per ognuna di tali categorie il legislatore fiscale definisce poi un relativo coefficiente di redditività che, applicato al reddito, calcola il reddito imponibile, ovvero quello su cui calcolare le tasse.
Nel caso di un professionista, come un avvocato, con un reddito di 20 mila euro e un coefficiente di redditività è del 78%, il reddito imponibile sarà di 15.600. Su questo reddito si applicherà la speciale imposta dei minimi.
L’imposta speciale prevista dal regime forfetario agevolato:
Il nuovo regime di tassazione per la Partita IVA in regime forfetario 2016 prevede:
- aliquota dell’imposta sostitutiva al 5% per i primi 5 anni;
- dal sesto anno l’aliquota dell’imposta sostitutiva sale al 15%.
Nel nostro esempio perciò il professionista con un imponibile tassabile di 15.600 euro pagherà per i primi 5 anni il 5% di imposta per cui solo 780 €.
Se si confronta questo regime di tassazione con quello ordinario, che prevede una imposizione a scaglioni, ci rende subito conto di quanto sia conveniente la permanenza nel regime dei minimi. Se si immagina che il primo scaglione di reddito (per redditi fino ai 15.000 €) prevede una tassazione ordinaria del 23% contro il 5% del regime dei minimi, è chiaro il risparmio in tasse che viene offerto alle nuove partite iva.
Vediamo ora un paio di domande che vi starete sicuramente facendo.
Fino a quando puoi beneficiare di questo regime forfetario agevolato?
Il regime di tassazione agevolato può essere utilizzato per i primi 5 anni di inizio dell’attività e “cessa di avere applicazione a partire dall’anno successivo a quello in cui viene meno una delle condizioni di accesso, oppure si verifica una delle cause di esclusione”. A partire dal sesto anno dall’inizio dell’attività l’aliquota è del 15%.
Come si deve intendere il limite dei 35 anni di età?
Il limite di 35 anni è stato posto dal legislatore come “termine ultimo” per usufruire dei benefici del nuovo regime. Per esempio, accedendo al regime all’età di 25 anni, sarà possibile utilizzarlo fino all’età appunto di 35 anni, quindi per un totale di 10 anni. Se invece si è già oltre i 35 anni si può lo stesso accedere al regime, purché vengano comunque rispettati gli altri limiti e requisiti, ma in questo caso il beneficio fiscale con aliquota del 5% è limitato a 5 anni.
Mi posso avvalere di questo regime per la mia attività in Italia anche se sono residente all’estero?
Questo è un aspetto importante, che avvantaggia la mobilità e le esperienze lavorative all’estero. La residenza in uno stato membro dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo spazio economico europeo, che assicuri un adeguato scambio di informazioni, non preclude la possibilità di avvalersi del regime agevolato. La condizione è che l’attività in oggetto produca nel territorio dello Stato italiano redditi che costituiscono almeno il 75% del reddito complessivamente prodotto.
Ci sono anche agevolazioni giuridiche oltre a quelle economiche?
Il legislatore si è preoccupato di offrire una via preferenziale in giudizio in caso di controversie per i lavoratori autonomi. Sono esclusi perciò da questa misura i piccoli imprenditori artigiani e i commercianti. Si tratta di estendere anche ai lavoratori autonomi l’applicazione dell’art. 409 del codice di procedura civile, che disciplina la risoluzione delle controversie di lavoro con il rito del lavoro.
Tale procedura di giudizio, a cui accedono solitamente i lavoratori subordinati, è più veloce, meno costosa e può essere risolta prima di arrivare in tribunale con un accordo tra le parti presso la direzione provinciale del lavoro.
Una nuova strada verso il lavoro indipendente
La costante, esaminando le varie finanziarie succedutesi degli ultimi decenni, rimane quella di prevedere agevolazioni per le start up, le nuove piccole imprese e i lavoratori autonomi che iniziano la loro attività in proprio. Una dimostrazione che tali misure siano di incoraggiamento per molti a tentare la strada del lavoro indipendente è stata data dai picchi di aperture di partite iva nei frangenti in cui le agevolazioni fiscali concesse erano maggiori.
Entro la fine del 2014, prima del 31 dicembre per esempio c’è stata la corsa all’invio del modello di apertura della partita iva. Ciò è stato causato dal previsto cambiamento, meno agevolativo, che il legislatore aveva prospettato a partire dal primo gennaio 2015. In questo periodo infatti si è passati da 24.900 aperture partite iva registrate nell’ultimo mese del 2013, alle 76.336 di dicembre 2014. Un aumento del 203,4 %.
Il regime di tassazione agevolata per le nuove partite iva, diversamente denominato nei vari provvedimenti che si sono succeduti, ha sempre prodotto effetti positivi nelle scelte dell’autonomo contribuente. Possiamo perciò confidare nel fatto che in queste fasi di graduale costante ripresa dell’economia convenga al legislatore favorire la nascita di più attività e accontentarsi magari di un gettito fiscale del singolo più basso, ma in prospettiva creare un mercato economico più dinamico.
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