Brevetti e marchi: tutela dell’ingegno e ricchezza rivendibile
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Il profitto delle imprese non è dato solo dalla produttività, né soltanto dall’utile ricavato con il guadagno del prodotto finito. Una parte consistente di ricchezza è generata dalle idee sviluppate dai talenti che lavorano all’innovazione dei processi aziendali. Come tutelarle? Ecco come e quando registrare un brevetto o un marchio.
Il brevetto: in cosa consiste e come si struttura
Invenzioni industriali, prodotti o processi che risolvono un problema specifico in maniera rivoluzionaria, persino nuovi innesti e varietà vegetali… Tutto ciò che cade sotto la categoria del “nuovo”, e che definiremmo come “invenzione”, può essere tutelato dal cosidetto “brevetto”.
Ma cos’è un brevetto? Un brevetto può essere definito come un titolo assegnato in via esclusiva al soggetto detentore dell’invenzione, e costitiuisce un diritto di esclusiva alla produzione e commercializzazione di un determinato prodotto o servizio, per un determinato lasso di tempo, e in una o più zone geografiche determinate.
La vita di un brevetto
Il detentore del brevetto ha monopolio legale sull’oggetto brevettato fino a un periodo massimo di 10 o 20 anni a seconda del tipo di brevetto scelto. In questo lasso di tempo il detentore del brevetto può cedere il proprio oggetto brevettato in licenza a terzi e perseguire legalmente chiunque copi la propria invenzione o la utilizzi in maniera non autorizzata.
In Italia è possibile tutelare un’invenzione tramite due tipologie di brevetto: il Brevetto per Invenzione (la forma più diffusa di protezione, che dura 20 anni e che permette di proteggere prodotti, processi e metodologie), e il Brevetto per Modello di Utilità, che permette di proteggere soltanto i nuovi prodotti, e ha una vita legale ridotta di 10 anni (5 anni di durata effettiva e 5 anni di rinnovo).
L’aspetto importante del brevetto è che oltre a tutelare l’innovazione dagli abusi della concorrenza, costituisce un investimento e una potenziale forma di autofinanziamento per l’azienda. Un brevetto può infatti guadagnare valore nel tempo e, se rivenduto, può portare nelle casse dell’inventore una somma da reinvestire nell’azienda.
Oltre che con la vendita si può ricavare un utile da un brevetto anche con la possibilità di concessione di licenze a terzi o con altre forme di sfruttamento che dovranno essere regolarmente notificate dal titolare dei diritti.
La vita legale di un brevetto, ovvero la protezione da un utilizzo non autorizzato, dura 20 anni a condizione che vengano pagati i diritti di mantenimento e non venga accolta alcuna istanza di invalidità o revoca.
Come e quando depositare una domanda di brevetto
Prima di depositare una domanda di brevetto è essenziale effettuare un’attenta valutazione. Un brevetto può essere difficile e costoso da ottenere. La scelta di orientarsi verso un certo tipo di brevetto dovrebbe essere basata innanzitutto sull’analisi del mercato. Andrà quindi valutato il mercato sul quale lanciare il prodotto o servizio brevettato, e, cosa più importante, bisognerà prima ricercare attentamente se esistono già invenzioni simili.
La scelta di depositare un brevetto deve quindi seguire una vera e propria strategia aziendale di investimento a lungo termine. Il fatto che un’invenzione sia brevettabile, infatti, non comporta necessariamente che il prodotto brevettato produrrà dei risultati positivi sul piano commerciale.
Una volta certi che la nostra scelta è stata fatta in maniera oculata, potremo procedere alla registrazione del brevetto. La domanda deve seguire una struttura ben precisa, ormai simile in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea, e composta di un titolo, una descrizione, un riassunto, una o più rivendicazioni di proprietà e dei disegni.
Per conoscere da vicino l’iter di presentazione della domanda si può consultare il sito del Ministero dello Sviluppo Economico, che mette a disposizione una guida molto accurata alla sezione “Ufficio Italiano Brevetti e Marchi”.
Quanto costa depositare un brevetto?
La forma più economica di registrazione del brevetto si ha quando il deposito viene effettuato esclusivamente in formato elettronico, e il costo ammonta a 50.000 €. Dal momento che non si tratta certamente di una cifra risibile che chiunque possa permettersi, molti giovani imprenditori ricorrono a dei finanziatori (i cosiddetti Business Angel) o alle piattaforme di Crowdfunding per poter tutelare la propria idea. È inutile dire che per riuscire nell’impresa di farsi finanziare un brevetto l’idea da brevettare deve essere estremamente convincente, mostrare una forte potenzialità a livello di mercato, o avere un forte impatto sociale.
È inoltre interessante valutare in chiave macroscopica, e a livello nazionale, quale apporto di ricchezza possono generare i brevetti.
Stefano Da Empoli, noto economista e presidente dell’I-Com (Istituto per la Competitività), valutando in chiave negativa i brevetti portati all’estero dai talenti italiani che lasciano il nostro Paese, ha stimato che i brevetti registrati dai “cervelli in fuga” in altri paesi rappresentino per l’Italia una perdita economica di svariati miliardi di euro all’anno. 243 sono infatti i brevetti depositati all’estero ogni anno dai 50 migliori talenti italiani emigrati. Secondo le stime del Dott. Da Empoli, “un ricercatore italiano avrebbe una produttività media di ventuno brevetti che equivalgono a 63 milioni di euro e che diventano 148 milioni in una proiezione ventennale”. Se si moltiplicano queste cifre per la media dei giovani talenti che lasciano l’Italia ogni anno si ottiene una stima dell’enorme apporto di ricchezza (o in questo caso di perdita) che i brevetti possono rappresentare per l’economia di un paese.
Il marchio: il ruolo centrale nelle strategie di marketing e branding
A differenza del brevetto, che non è in sé “visibile”, il marchio è un vero e proprio “segno distintivo” usato per contraddistinguere i propri prodotti da quelli della concorrenza. Il marchio svolge un ruolo centrale nelle strategie di marketing, in quanto contribuisce ad affermare l’immagine e la reputazione dell’impresa.
Siamo abituati a pensare al marchio come ad un logo, a una scritta caratterizzata da un colore o un carattere particolari, ma bisogna tener presente che esistono diversi tipi di marchi, non tutti riconducibili alla tipografia. Tra questi vi sono ad esempio marchi di forma, sonori e addirittura olfattivi.
La protezione del marchio di forma è un fatto relativamente recente nel diritto comunitario, la cui disciplina si è resa necessaria nel momento in cui il marketing nelle sue evoluzioni più moderne ha fatto del design e della presentazione esterna del prodotto un punto di forza per penetrare nei mercati e nell’immaginario della gente. Pensiamo ad esempio all’inconfondibile sinuosità della bottiglia di vetro della Coca-Cola, o alla forma distintiva del Bacio Perugina: sono entrambi marchi registrati che non è permesso alla concorrenza di imitare o riprodurre.
Un’altra tutela in ambito di marchi è il riconoscimento del marchio sonoro. È questo il caso della melodia registrata dalla BMW nel 2013, e che da allora accompagna tutti gli annunci pubblicitari e i filmati della casa automobilistica tedesca. Si tratta in questo caso di 3 note, il cui mix è inteso a rievocare, nella memoria di chi ascolta, una sensazione positiva di affidabilità e innovazione. Qui si può ascoltare il confronto tra il vecchio e il nuovo marchio sonoro della BMW:
Infine bisogna menzionare il marchio olfattivo che, come quello uditivo, fa parte della strategia di marketing denominata branding sensoriale. Molte aziende, attive soprattutto nel settore alimentare o cosmetico, hanno un forte interesse nella registrazione di un segno olfattivo come marchio d’impresa. Questo perché degli studi condotti a livello sensoriale dimostrano quanto la memoria olfattiva sia estremamente radicata nel cervello umano e abbia un forte potenziale evocativo, tanto da indurci ad acquistare determinati prodotti piuttosto che altri.
Come creare e registrare un marchio: risorse gratuite
L’organizzazione mondiale della proprietà intellettuale mette a disposizione delle imprese italiane un’utile guida per la creazione e la registrazione dei marchi aziendali che può essere liberamente consultata e scaricata a questo link.
Altre informazioni utili possono essere consultate presso il sito del Ministero dello Sviluppo Economico alla sezione dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.
Registrare un marchio d’impresa: in Italia o in Europa?
Una volta deciso di registrare il proprio marchio d’impresa, molti si pongono la domanda: conviene registrare un marchio a livello nazionale, privilegiando il paese in cui il prodotto viene commercializzato, oppure è preferibile affidarsi alla registrazione del marchio europeo?
I vantaggi del marchio d’impresa europeo
Il marchio dell’Unione europea registrato presso l’EUIPO (Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale) con sede ad Alicante, in Spagna, è esente dal pagamento delle tasse di registrazione previste dall’ufficio dei marchi di ogni stato e permette di accedere alla tutela in tutti i paesi dell’Unione Europea versando una sola tassa di deposito.
Altro vantaggio del marchio europeo è l’estensione della tutela a tutti i paesi dell’Unione. Nel caso in cui un nuovo stato dovesse entrare a far parte dell’UE, la tutela del nostro marchio verrebbe estesa anche al nuovo stato membro senza la necessità di espletare particolari formalità o pagare nuove tasse.
L’iter di registrazione del marchio europeo è quindi semplificato in quanto si presenta un’unica domanda in un’unica lingua, e il costo per il deposito in una classe in formato elettronico è di 850 € per l’inserimento in una classe e di 50 € per ogni classe successiva. Il marchio dell’Unione europea è valido per 10 anni e può essere poi rinnovato per altri dieci.
Il deposito di un marchio in Italia prevede invece un costo che va dai 101 € per l’inserimento di un marchio individuale in una classe, ai 337 € per un marchio collettivo in più classi. Considerando anche le tasse e i costi di segreteria, la registrazione di un marchio individuale in Italia ammonta a circa 220 € mentre quella del marchio collettivo raggiunge i 450 € circa. Se pensiamo che spendendo poco di più abbiamo accesso al sistema di tutele e diritti in tutto il territorio comunitario, il vantaggio del marchio europeo è immediatamente visibile.
La competizione produttiva oggi passa per la valorizzazione e la tutela delle scoperte. Qualità e graduale perfezionamento dei processi aziendali meritano protezione, e oggi le imprese hanno a disposizione risorse giuridiche e strategiche facilmente accessibili sia a livello nazionale che internazionale.