Lavoro indipendente: la fotografia scattata da ISTAT ai lavoratori autonomi italiani
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Un nuovo rapporto pubblicato da ISTAT si occupa del tema del lavoro indipendente in Italia e dipinge un ritratto inaspettato della categoria dei lavoratori autonomi.
Le cifre del rapporto ISTAT
L’indagine condotta da ISTAT si propone di studiare il settore del lavoro indipendente, che viene definito «di particolare rilievo in Italia, dove l’incidenza dei lavoratori indipendenti è molto elevata». E le cifre lo confermano: nel 2017 sono stati ben 5 milioni e 363 mila i lavoratori indipendenti attivi nel nostro paese e questa categoria rappresenta ora il 23,2% degli occupati totali. Si tratta di una percentuale significativamente più alta rispetto alla media europea del 15,7% nonostante negli ultimi dieci anni in Italia si sia registrata una diminuzione dei lavoratori autonomi del 10,7%, pari a 642 mila occupati.
Per quanto riguarda i profili professionali, il panorama del lavoro indipendente appare composto da realtà diverse, con diversi livelli di autonomia. La maggioranza dei lavoratori indipendenti (68,1%) appartiene agli ‘autonomi puri’, ovvero ai professionisti che lavorano da soli senza dipendenti, mentre la restante percentuale si divide fra gli autonomi con dipendenti (27,7%) e i lavoratori definiti ‘parzialmente autonomi’ (4,2%).
La nuova categoria dei dependent self-employed
Uno dei dati più interessanti riguarda il crescente fenomeno dei lavoratori parzialmente autonomi: questi lavoratori rappresentano quasi il 10% degli autonomi puri e pur mantenendo lo status di indipendenti spesso si trovano in una situazione di mono-committenza, con conseguenti vincoli di subordinazione legati, ad esempio, all’orario o al luogo di lavoro. Questa categoria evidenzia come la distinzione classica fra lavoro dipendente e lavoro indipendente sia diventata «sempre più inadeguata per una corretta lettura del mercato del lavoro», come sottolinea lo stesso rapporto ISTAT.
Proprio per approfondire lo studio dei profili professionali appartenenti alla classe dei lavoratori parzialmente autonomi ISTAT ha creato la sotto-categoria degli ‘autonomi dipendenti economicamente da un committente principale’, o dependent self-employed, che raccoglie tutti i lavoratori autonomi senza dipendenti, con un cliente principale dal quale provengono almeno il 75% dei proventi. È emerso che quasi il 21% degli autonomi senza dipendenti è un dependent self-employed, ma solo un terzo di essi è subordinato anche a vincoli diretti circa l’orario, il luogo di lavoro e le modalità di svolgimento della propria attività.
I settori di attività delle tre categorie di lavoratori autonomi
Osservando la distribuzione dei tre gruppi all’interno dei diversi settori produttivi emergono chiare distinzioni fra i differenti profili professionali. La maggior parte degli autonomi puri e degli autonomi con dipendenti svolge la propria attività nel settore agricolo e industriale (26,9%), in particolare nell’ambito delle costruzioni in cui lavora l’11,5% degli autonomi puri, l’11% di quelli con dipendenti e il 4,9% dei parzialmente autonomi. Il secondo settore di attività per questa due categorie è quello dei servizi, dove autonomi puri e autonomi con dipendenti si concentrano principalmente nell’area del commercio (23,3%).
Diversa la situazione per i parzialmente autonomi: questo gruppo di lavoratori si concentra principalmente nel settore dei servizi alle famiglie e alle persone (26,7%), della sanità e dell’assistenza sociale (15,1%) e dell’istruzione (10,8%). Particolarmente alta fra i dependent self-employed è anche la percentuale di lavoratori che opera nel settore alberghiero e della ristorazione (7,3%).
Molta soddisfazione, ma anche molte sfide
L’indagine di ISTAT permette anche di approfondire due degli aspetti caratteristici del lavoro indipendente: le ragioni che hanno portato alla scelta di questa modalità di lavoro e le difficoltà principali incontrate dai lavoratori autonomi.
Anche in questo caso si osserva una certa omogeneità fra gli autonomi puri e quelli con dipendenti, che hanno per lo più optato per il lavoro dipendente quando si è presentata la giusta opportunità (38%) o per proseguire un’attività familiare già avviata (24%). Una scelta ragionata nella maggior parte dei casi, quindi, alla quale corrisponde una marcata soddisfazione: il 55,7% degli autonomi si dichiara molto soddisfatto del proprio lavoro, contro il solo 54,4% dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Per i parzialmente autonomi, al contrario, il lavoro indipendente non è sempre una scelta: il 29,2% è diventato autonomo perché non ha trovato lavoro da dipendente, una percentuale che sale al 33,4% tra i dependent self-employed, e quasi il 9% lo ha fatto in seguito a una precisa richiesta da parte del precedente datore di lavoro.
Per quanto riguarda le difficoltà, quelle evidenziate dai lavoratori indipendenti sono soprattutto relative all’eccessivo carico di adempimenti amministrativi e burocratici (25,2%) che si trovano a dover assolvere, un ostacolo che supera in classifica anche la carenza di lavoro (21,1%), come confermato anche dallo studio di Conf Professioni sulle libere professioni. Al terzo posto si trovano invece i pagamenti che arrivano in ritardo o che non vengono mai incassati, lamentati dal 19,8% dei lavoratori indipendenti.